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13 11 2013 | Rimini | Spiagge, lettera dei balneari ai senatori

Mercoledì, 13 Novembre 2013

tortora-chiaroRimini | Spiagge, lettera dei balneari ai senatori

 

Le firme in calce sono quelle di Fiba Confesercenti, Oasi Confartigianato, Assobalneari, Coordinamento Cna, Sib Confcommercio che difendono le proposte di sdemanializzazione delle costruzioni sugli arenili nate a suon di emendamenti a destra quanto a sinistra nell’ambito della discussione sulla legge di stabilità. Destinatari i senatori della V commissione.
La lettera parte con dalla constatazione che “questi emendamenti (quello del Pd è stato ritirato ieri, ndr) sono stati oggetto, tranne poche e lodevoli eccezioni, di un vero e proprio festival di dichiarazioni allarmistiche e di banalizzazioni tanto ironiche quanto superficiali che rischia di impedire di comprendere il senso e la portata degli stessi oltre che di criminalizzare un comparto economico cruciale per il sistema turistico dell’intero Paese”.

 
A non tornare il fatto che “si è gridato alla “vendita delle spiagge” quando non verrebbe in alcun modo toccato ciò che riveste ancora i caratteri della demanialità e nel mentre è stabilito il prezzo di mercato per la cessione di quelle limitate porzioni di aree che, al contrario, hanno perso definitivamente la destinazione ai pubblici usi del mare. Si è urlato di una lesione dell’ambiente nel mentre la disciplina ambientale del litorali è minuziosamente disciplinata da leggi, regolamenti e innumerevoli strumenti di pianificazione demaniale, ambientale e urbanistico dalle Regioni agli enti locali, oltre che al parere vincolante delle Sovrintendenze, alla quale tutti, sia i titolari attuali che eventualmente i proprietari futuri, si attengono o dovranno attenersi”.


Strumentalizzazioni e forzature, attacchi “grossolani”, da un lato e “legittime preoccupazioni” dall’altro, hanno stoppato quel percorso ipotizzato settimane fa dal Ministero dell’Economia per strappare le spiagge italiane alla Bolkestein.  Invece, “l’oggetto della ipotizzata vendita non sono né le spiagge, né il demanio marittimo ma solo quelle aree che, formalmente ancora classificate tali, non rivestono più i caratteri della demanialità per la irreversibile loro trasformazione a seguito delle opere che siano state regolarmente assentite dalla Pubblica amministrazione (è, infatti, ben acrobatico e surreale riconoscere la permanenza della destinazione a un “pubblico uso del mare”, ad esempio, di un ristorante realizzato oltre un secolo fa su quello che era allora demanio e che formalmente e anacronisticamente continua ad essere qualificato tale ancora oggi)”, spiegano i balneari.


A maggior ragione, fanno notare, che “il provvedimento di ‘sclassifica’ del demanio marittimo è, del resto, già previsto dal nostro codice della navigazione sin dal 1942 che, infatti, con l’articolo 35 dispone che “le zone demaniali che dal capo del compartimento non siano ritenute utilizzabili per pubblici usi del mare sono escluse dal demanio marittimo con decreto del ministro per le comunicazioni di concerto con quello per le finanze”. Ciò è avvenuto da decenni e senza scandalo alcuno in centinaia di casi e ogni qualvolta si è in presenza di un allontanamento del mare e conseguente costruzione, sui cd relitti del mare, di interi quartieri cittadini o di infrastrutture (strade, piazze, lungomari, ecc.) puntualmente e giustamente sdemanializzati e ceduti, a titolo gratuito, agli Enti pubblici (da ultimo, qualche settimana fa, al Comune di Rimini) o a titolo oneroso ( addirittura qualche isola) , ai privati”. E’ stato sbagliato, inoltre, parlare di “svendita”, “o di“regalo ai concessionari” in quanto le cessioni dovranno avvenire ai correnti prezzi di mercato”.


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